LIFE IS HARDだけどHAPPY – La vita è dura ma…

Qualcuno ha notato che per un mese non ho aggiornato il blog? Chiedo scusa

Tempo fa, durante le mie giornaliere peregrinazioni in treno tra Firenze e Pisa, ho incontrato delle ragazzine di circa 14 anni. Venivano dall’Elba in gita con la classe: avevano passato mezza giornata a Firenze, l’altra mezza gli serviva per i viaggi di andata e ritorno.
Una delle due era particolarmente loquace e mi ha rivolto per prima la parola dandomi del Lei – cosa che mi ha fatto sentire vecchissima -; ci siamo messe a chiacchierare amabilmente, pur scadendo in pietose rievocazioni di articoli quasi vintage: alle pulzelle nate nel 2001 – cosa che mi ha fatto sentire vecchissima – ho spiegato che quando avevo la loro età si usavano ancora cellulari in giallo e nero, e loro hanno sussultato con un moto che definirei di ribrezzo – cosa che mi ha fatto sentire vecchissima-.

Una delle due aveva fissato un incontro con un’amica fiorentina che vede solo d’estate, la quale le aveva preparato dei commoventi biglietti e regalini come pegno della loro amicizia a distanza.
L’altra mi ha raccontato apertamente i loro problemi di tutti i giorni: essere vittima di bulle (perché ci sono i bulli ma ci sono anche le bulle) e non sapere cosa inventeranno la prossima volta per farti star male; le coetanee che sfoggiano il ragazzo, le coetanee che vanno a ballare in discoteca e di giorno caricano foto provocanti su Facebook, e tu non sai che fare visto che con queste non hai niente in comune e l’alternativa è parlare ai sassi; i ragazzini che sragionano, sono lunatici e non sai se hanno una cotta per te o per qualcun’altra, se resterete amici o se imboccheranno irrimediabilmente una cattiva strada.

Ed ecco come sono rimasta scioccata in 3 passi:
1) Ho riconosciuto nei loro problemi gli stessi che mi avevano assillata alla loro età.
2) Ho mentalmente minimizzato pensando che sono sciocchezze rispetto a quelli che ti trovi ad affrontare dopo, e che comunque si superano, così come io li ho superati.
3) Ho ricordato nitidamente che alla loro età ero oltraggiata dagli adulti che minimizzavano le mie preoccupazioni, tanto che ho minacciato di farla finita, e purtroppo ogni anno molt* ragazz* in situazioni simili fanno seguire i fatti alle parole.

Quindi ora voglio parlare a tutti coloro che, come le ragazzine dell’Elba e come me X anni fa, sono infelici o preoccupati del loro presente, subiscono maltrattamenti dal prepotente di turno e/o non sanno come riusciranno ad arrivare a domani, al che dubitano seriamente delle loro possibilità di crescere come persone equilibrate fuggendo da quell’incubo che è l’adolescenza.

Avete ragione: il mondo è uno schifo e vi tratta male. Ci sono passata: è una sofferenza continua e inspiegabile. Non piacciamo agli altri ma manco a noi stessi, perché ci sono diversi motivi per denigrarci e ce ne rendiamo conto, il che è oltremodo frustrante. Non lo si può e non si deve negare, non si può nasconderlo: ho un diario in un cassetto che testimonia quanto era pesante vivere per me tra il 2007 e il 2010.
Se vi servissero parole per descrivere lo stato deprimente in cui versa la vostra esistenza, potete trovarle nelle canzoni dei The Smiths: “How Soon Is Now?“, “Please, Please, Please Let Me Get What I Want” e “You Just Haven’t Earned It Yet, Baby“, tanto per citare alcuni capolavori.

Ma ci sono due cose di cui posso provare a convincervi:
1) Se non vi trovate bene è perché siete speciali, avete una marcia in più e la maggioranza della gente teme la vostra esuberanza, è scocciata dal fatto che usciate dagli schemi, la vostra imprevedibilità li disorienta. Cambiate ambiente o fascia d’età: fate amicizia con ragazz* più grandi conosciuti altrove, oppure con gente più piccola che è sempre disposta ad ammirare chi gli dà corda.
2) Siccome siete speciali, è proprio a voi che sarà possibile raggiungere un sacco di obiettivi e avere successo non appena smetteranno di tarparvi le ali. Perché questa fase finirà: ve lo giuro! Non si vede la fine ma vi assicuro che c’è, anche se vi capisco se non volete credermi. Vi dico solo che quando finirà fioccheranno le soddisfazioni: raccoglierete i frutti dell’essere stati un po’ diversi dagli altri, perché sicuramente siete migliori in certi campi.

So che questo post sembra una di quelle televendite di intrugli dimagranti o di guaine snellenti, ma voglio concludere proprio così: la mia vita è cambiata in meglio e possono farlo anche le vostre.

Per una volta, dopo essermi odiata, disprezzata, aver trascurato deliberatamente le mie doti, io voglio essere testimonial di me stessa.
Perché me stessa, la stessa che da adolescente piangeva come una vite tagliata, è stata capace di vincere un concorso letterario, vincere un concorso canoro (con un imminente viaggio in Giappone come premio) e conquistare un giovane uomo intelligente, affettuoso, alto, socievole e con un bellissimo sorriso (di quelli che non restano molto sul mercato).
Voglio pubblicizzarvi questa vita e dirvi che vale la pena, che ora sono soddisfatta, che non mi pento di averne passate tante perché mi è più facile passarne altre ancora, e mi basta essere felice ora, anche perché, confrontandolo con il passato, la qualità dell’adesso svetta ancora di più.

P.S. Per i curiosi, il titolo del post cita il titolo di un film degli Arashi.

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