In qualunque caso, non sarebbe stata colpa di Balto

Questo è forse un post che covo dentro di me da tanto tempo. Un post che tocca un tema poco esplorato, ossia: come erronee interpretazioni dei cartoni animati plasmano le nostre menti di bambinə.

Uno degli esempi più vividi per me è Hercules. Il fatto che si innamorasse di Megara per me significava solo è soltanto che l’amore ti rende debole: essere legati a qualcuno che non ha i tuoi superpoteri ti espone a chi si vuole approfittare di te. Se Hercules non si fosse innamorato di Megara, Ade non avrebbe avuto modo di attaccarlo.
Allo stesso modo Spider-man cerca di tutelare Mary Jane perché sa che i suoi nemici hanno gioco facile a rapire lei, che non può scappare velocemente lanciando ragnatele da sola.
Questo tipo di storie, non so quanto volutamente, passano il messaggio che l’amore è una liability, come si dice in inglese, ossia un intralcio, un fardello.

Ho già accennato a come il sistema concentrazionario nazista fosse troppo complesso per comprenderlo appieno da bambina. Allo stesso modo, ricordo che da bambina ero giunta alla conclusione che la circostanza che aveva reso vittime gli ebrei era la loro fede. Pensavo ingenuamente che se avessero fatto abiura si sarebbero potuti salvare, mimetizzandosi tra i cittadini tedeschi. La lezione che ne avevo tratto era che rimanere fedeli alla propria religione fosse un’altra liability. Per anni ho pensato che, nel dubbio, conviene sempre essere atei: non dare adito ad altri di appigliarsi a qualcosa, di trovare un qualunque spiraglio tramite il quale ferirti.

Ma sto divagando. Non volevo parlare di questo piccolo trauma derivato dalle storie che ho assimilato da bambina. Tra l’altro questa convinzione sui punti deboli l’ho risolta? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Il trauma di cui volevo parlare è legato al cartone di Balto. Questo film d’animazione, giunto in Italia nel ’96, è liberamente ispirato alla storia vera di un cane da slitta “che ha aiutato a salvare i bambini infetti dalla difterite nella Corsa del siero del 1925 a Nome, in Alaska”, secondo quanto ci riporta Wikipedia.
Ovviamente quando guardavo il cartone non sapevo cosa fosse la difterite: io vedevo solo una bambina rantolare sotto le coperte e sapevo che se non fossero arrivati i cani con le medicine, la bambina sarebbe morta.
Tutto il film è permeato da questo senso di urgenza, perché fino alla fine non sai se le slitte arriveranno in tempo: tra l’altro, capita anche a voi di fare sogni, o meglio, incubi, con questo tipo di contenuto super frustrante?
L’altro sentimento che è rimasto vivissimo, insieme ai pochi fotogrammi che conservo nella memoria, è la perdita di speranza dovuta all’impossibilità di comunicare: per me era straziante che il medico e i bambini aspettassero i cani senza sapere se stavano arrivando o se si erano fermati, era inimmaginabile che esistesse un’epoca in cui non si poteva non dico usare il cellulare (era comunque un lusso quando ero bambina) ma almeno una cabina telefonica per avvisare che si stava arrivando, un po’ in ritardo ma eravamo sulla strada, di stare tranquilli mi raccomando.
Questo, e forse altri episodi che non so identificare con la stessa precisione, mi ha lasciato un profondo senso di tristezza e, anzi, di terrore alla prospettiva di deludere le aspettative altrui. Peggio ancora se non li posso mettere in guardia dall’incombente delusione.

Quindi stasera voglio dire alla bambina che ero e a tutti i bambini che hanno guardato e guarderanno Balto facendosi un’idea sbagliata: anche se Balto fosse arrivato tardi, anche se molti bambini fossero morti, non sarebbe stata colpa di Balto.
Lui era un cane da slitta e faceva del suo meglio.
Se fai del tuo meglio e un bambino muore di difterite, avrà altri c***i a cui pensare che, ci puoi giurare, lo terranno indaffarato, prima di poter dedicare tempo ed energie a ritenerti responsabile della sua morte.
Le persone si adegueranno alla sorte e non se la prenderanno con te. Il mondo non è sulle tue spalle e non aspetta di punirti se fallisci in qualcosa. Tu pensa solo a fare del tuo meglio e a imparare dai tuoi errori, quando ne fai.

E comunque, a leggere Wikipedia, la colpa è di quelli che non hanno consegnato i medicinali prima della chiusura invernale del porto, perché il medico si era accorto di avere le medicine scadute e aveva diligentemente fatto l’ordine. Tanto per scagionare i cani.

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