Quello che mi resta di te

Una playlist di Spotify screziata dalle tue preferenze,
alcune canzoni che hanno temporaneamente scalato la classifica del mio algoritmo sconclusionato:
con il tempo si rimarginerà.

Il cubo di Rubik che ho portato qui,
le pietre per giocare a go:
passatempi di nicchia che per qualche assurda coincidenza ci uniscono.

Un manoscritto che non si segue bene,
una matassa di sintassi da correggere,
quando invece era l’autore ad aver bisogno di attenzioni.

Una mail che hai scritto a te stesso,
che parla anche di me ma che tu riceverai tra mesi,
e io mi chiederò cosa ti dice, forse.

Una valanga di possibilità sospesa sul bordo di un precipizio,
un malloppo che tu hai fermato e riavvolto come un singulto,
promesse che hai acceso ma che vanno in fumo.

Un ventaglio di proposte allettanti
che hai l’arroganza di ritrarre con uno scatto
ma con la maestria di un danzatore di buyō giapponese.

Hai detto che un giorno non sarai più così?
In quel caso tornerai per ricominciare?
Io non ci sarò, t(r)emo.

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