Se ho passato l’N3 del JLPT lo devo a…

Oggi pomeriggio scrivo un articolo anche se dovrei fare altro: precisamente pulire casa e studiare memorizzare le ultime cosette per lo scritto di domani.

Sono fiera di annunciare che stamani, tramite il form su Internet, ho potuto avere conferma di aver passato l’esame di lingua giapponese (日本語能力試験 nihongo nouryoku shiken, JLPT per gli amici) che ho sostenuto il 7 dicembre presso l’Università Ca’Foscari di Venezia.

Mamma mia quanto sono pomposa!

C’è da dire che il livello che ho superato (N3, terzo di cinque livelli) è considerato il primo vagamente serio, mentre per avere una certificazione professionale bisogna ottenere il livello superiore: l’N2.

Dopo queste inutili spiegazioni per chi non ne sapeva nulla del magico mondo dei riconoscimenti linguistici giapponesi (e immagino non ne sappia tuttora), spendo due parole sul mio glorioso passato speso su Internet invece che uscendo la sera con i coetanei.

A tutti coloro che sono curiosi e desiderosi di imparare una lingua straniera, soprattutto se usa un alfabeto stramboide come quelle asiatiche, non posso che consigliare il metodo AJATT, partorito da un tizio geniale di nome Khatzumoto.

Nel lontano 2010, c’era su Internet una fiorente comunità di studenti di lingue e aspiranti poliglotti, cresciuta intorno al mitico e ormai abbandonato blog Languageez, e io modestamente ne facevo parte.
Ci scambiavamo opinioni, aiuti, consigli ed esperienze in un forum (ormai chiuso) che mi ero abituata a considerare come un club di amici calorosi. Con alcuni di quei ragazzi sono ancora in contatto, tra l’altro.
È stata per me una bellissima esperienza di condivisione e mi auguro che tutti gli utenti della rete abbiano ricordi simili custoditi nei loro hard disk mentali.

Per chi fosse ancora interessato a imparare la lingua dopo questa pappardella nostalgica, faccio presente che, oltre al sito di Khatzumoto (in inglese), c’è un simpatico blog italiano aperto da una ragazza, che sullo storico forum usava Yuffie come nick, la quale ha sostanzialmente raccolto l’eredità di Languageez: si chiama Hanami Blog.

E infine, il succo di questo articolo è: come autodidatti si possono raggiungere ottimi traguardi in ciò che veramente interessa, si possono raggiungere risultati spesso migliori di chi studia le discipline a livello universitario (e qui si apre il baratro sulle lacune del sistema scolastico, ve lo dice l’aspirante ingegnera).
Tutto ciò che serve è voglia di imparare, una connessione a Internet, persone (o proiezioni virtuali di esse) con cui condividere interessi e dubbi e, soprattutto, entrare in possesso di tanti bei consigli di Life Hacking!

A questo proposito, vorrei che in futuro il mio spazio fosse anche un luogo dove condivido con i lettori ciò che ritengo mi abbia aiutata e mi aiuti nella mia vita pazzerella e piena di sfide.
Ora che l’ho scritto è una promessa. 😉

Alla prossima!

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